IMPATTO DELLA TELEVISIONE SUI BAMBINI: una ricerca critica sullo Tsunami
“26 Dicembre 2004, giorno di Santo Stefano. Sotto il fondo del mare la terra segue il ritmo di un orologio infinitamente lento. Lungo una faglia che corre per centinaia di chilometri negli abissi dell’oceano, due grandi continenti si scontrano a velocità quasi impercettibili. Un conto alla rovescia durato milioni di anni che nel giro di un’ora giungerà al suo apice”.
Il maremoto dell’Oceano Indiano del dicembre 2004 è stato uno dei più eclatanti disastri naturali registrati tra la fine del XX secolo e l’inizio degli anni 2000, causando oltre 280 mila morti.
Al silenzio portato dalla catastrofe ha fatto eco un fiume di notizie trasmesse nel mondo per informare, emozionare, terrorizzare. Coloro che non hanno preso parte alla tragedia in prima persona ne sono stati spettatori e dalla calda protezione delle loro case si sono sentiti un po’ più deboli, meno invincibili. L’uomo può essere piegato dalla natura.
Riflettendo sui cambiamenti che hanno investito il nostro modo di vivere, meditando su di noi, uomini di un secolo che ha aperto le porte ad un futuro sempre più incerto, ho capito l’importanza di comprendere le dinamiche che ci regolano: da una parte una tecnologia sempre più avanzata e dall’altra il rapporto tra i suoi effetti e l’impatto nel mediare la nostra relazione con il mondo circostante.
Che cosa provoca a livello emotivo la comunicazione di tale precarietà? In particolare, come i bambini rielaborano le informazioni trasmesse in televisione?
Nell’affrontare la tematica della relazione tra bambini e televisione, va considerato come in Italia, rispetto ad altri Paesi europei, si faccia un uso elevato di televisione e molti bambini trascorrano varie ore al giorno seduti davanti allo schermo della TV.
I giovani giocano sempre meno all’aperto, in libertà, preferendo una realtà mediata come compagna di svago piuttosto che amici o genitori.
Risulta quindi di primaria importanza indagare come i bambini riescano ad attivare un’adeguata elaborazione cognitiva ed emotiva una volta a contatto con la trasmissione di informazioni inerenti una catastrofe.
E’ stata condotta una ricerca su un campione di 90 bambini in età scolare, a cui sono stati presentati due filmati inerenti lo Tsunami raffiguranti immagini di forte impatto emotivo, di modo che fosse possibile analizzarne gli effetti prodotti sull’audience considerata.
I risultati di tale studio hanno permesso di comprendere i legami tra comprensione, attivazione emotiva e immedesimazione.
In primo luogo è stato possibile vedere come tale relazione sia mediata dalla variabile età, per cui bambini di diversa età hanno modalità differenti di relazionarsi alle immagini fruite e di sapersele spiegare in maniera corretta. La capacità di dipingersi un’immagine coerente ed obiettiva di quanto fruito in televisione viene acquisita e perfezionata nel corso degli anni, per cui i bambini di quinta elementare sono stati quelli che hanno dimostrato una migliore competenza di analisi delle informazioni recepite.
Inoltre, è stato possibile osservare come le diverse immagini presentate dai due programmi proiettati, producessero effetti differenti a livello emotivo nei recettori. Alcune spaventavano, altre intristivano, altre facevano arrabbiare, altre ancora suscitavano reazioni dubbiose.
Sono emerse alcune differenze rispetto al genere, per cui si è notato come i bambini tendessero a provare emozioni di rabbia con una frequenza mediamente superiore rispetto alle bambine, mentre queste ultime provavano più spavento rispetto ai maschi di fronte alle stesse rappresentazioni.
Relativamente alle cinque immagini che dipingevano cinque diversi aspetti della catastrofe ( il fenomeno naturale, un danno ad un uomo ferito, un danno ad oggetti, uomini in emergenza e la spiegazione scientifica dell’evento), è stato interessante vedere come le figure che più emozionano i bambini fossero quelle relative alla spiegazione dei fatti e del danno ad oggetti, diversamente da quanto si sarebbe potuto ipotizzare pensando alle nostre reazioni di fronte alle stesse raffigurazioni.
E’ stato possibile capire come i bambini fruitori di immagini di una catastrofe, quale quella dello Tsunami, costituiscono un’audience recettiva e tutt’altro che passiva, in grado di comprendere le notizie trasmesse e di rielaborarle e memorizzarle.
In particolare, è emerso come tale comprensione fosse connessa alla capacità dei bambini di immedesimarsi con i protagonisti dei filmati, che avevano toccato con mano propria e vissuto in prima persona la drammaticità della situazione di emergenza.
I partecipanti alla presente ricerca hanno mostrato come la capacità di mettersi nei panni altrui si sviluppi col progredire dell’età e sia direttamente connessa con l’abilità di sapersi spiegare correttamente i fatti.
Saper cogliere le sensazioni esperite da chi è stato colpito direttamente dalla catastrofe risulta giocare un ruolo di primo piano nella costruzione di una spiegazione esaustiva di fatti visionati in televisione, in quanto permette di avere un quadro più chiaro e veritiero degli accadimenti ed al tempo stesso di prepararsi mentalmente ad affrontare a propria volta un eventuale situazione catastrofica.
Attraverso il presente studio è stato puntato lo sguardo su una tematica quanto più attuale e dibattuta, quale quella del rapporto tra bambini e media, chiarendone le dinamiche e gli effetti.
Questo apre le porte alla concettualizzazione di forme di informazione per i bambini adeguate alle loro capacità di processamento e che tengano conto delle loro abilità di analisi di quanto riferito.
I bambini infatti devono venire a conoscenza degli accadimenti del mondo circostante nella maniera più adeguata alla loro età e meno traumatica possibile. Per questo è importante conoscere la realtà in cui essi vivono e le modalità con cui se la spiegano, per potervi accedere e renderla maggiormente rispondente alle loro esigenze.
di Gaia Del Torre
Lo Tsunami raccontato da un bambino