I LOVE SHOPPING: quando una passione diventa un impulso irresistibile
La sindrome da shopping compulsivo consiste in un disturbo ossessivo-compulsivo caratterizzato dall’impulso a fare acquisti in maniera sfrenata ed ha ricevuto notevole attenzione da parte delle scienze sociali negli ultimi anni.
Coloro che presentano tale sindrome, per lo più donne giovani, riferiscono una forte ansia legata alla spesa effettuata seguita da un senso di sollievo ed un nuovo desiderio irrefrenabile di ripetere l’acquisto di un oggetto che spesso viene accantonato o buttato via.
Secondo S.L. McElroy, i criteri in base ai quali è possibile effettuare una diagnosi di disturbo da shopping compulsivo sono i seguenti:
- L’atto del comprare viene stimolato da un impulso a cui non si riesce a resistere e che viene percepito dal soggetto come eccessivo ed invasivo; la persona generalmente acquista frequentemente e al di sopra delle proprie possibilità oggetti di cui non ha un bisogno effettivo.
- La preoccupazione legata al comprare causa stress ed ansia di intensità marcata, portando la persona a dedicare molto tempo allo shopping ed interferendo con il suo normale funzionamento sociale e lavorativo; nei casi estremi, possono emergere anche difficoltà finanziarie causate da spese eccessive e smodate.
- Lo shopping compulsivo non si presenta esclusivamente nei periodi di mania o ipomania.
Spesso lo shopping compulsivo è associato ad altri disturbi psicologici, quali i disturbi dell’umore e i disturbi d’ansia, il disturbo di abuso di sostanze, disturbi alimentari e altri disturbi legati al controllo degli impulsi.
Le persone che soffrono di shopping compulsivo, sono spesso ossessionate dalla preoccupazione di spendere e gran parte del loro tempo viene dedicato ad acquisti compulsivi. L’ansia da loro esperita può essere soltanto placata dallo shopping.
McElroy ha identificato tre diverse fasi connesse a tale disturbo: l’anticipazione, la preparazione, lo shopping e la spesa. Nella prima fase, la persona sviluppa pensieri e preoccupazioni relative all’acquisto di uno specifico oggetto o all’atto della compera. Nella seconda fase, si prepara alla spesa, decidendo dove o quando andare a comperare, come vestirsi o quale carta di credito utilizzare. Si può concentrare in ricerche accurate su eventuali saldi, nuovi trend della moda o nuove aperture di negozi. La terza fase include l’esperienza della compera, che spesso viene descritta dalle persone affette da shopping compulsivo come un momento estremamente eccitante. Successivamente si procede con l’acquisto, spesso seguito da sensi di colpa e disapprovazione per il gesto attuato.
Le persone con disturbo da shopping compulsivo hanno la tendenza di fare acquisti da sole, anche se talvolta possono accompagnarsi ad amici con cui condividono la passione per lo shopping. Generalmente, lo shopping compulsivo consiste in un piacere privato, che spesso viene accompagnato da senso di imbarazzo se si percepisce che lo si sta facendo con qualcuno che potrebbe disapprovare.
Può essere indirizzato a qualsiasi oggetto, dall’alta moda ai negozi di elettronica. Lo stipendio di cui si gode ha spesso poco a che fare con la possibilità di sviluppare un disturbo da shopping compulsivo: una persona con un basso stipendio può essere costantemente preoccupata dall’idea di poter spendere e finire per consumare il proprio income in una raffinata boutique invece che in un centro commerciale.
Il disturbo da shopping compulsivo è stato per la prima volta descritto a livello clinico agli inizi del ventesimo secolo da Bleuler e da Kraepelin. Bleuler lo ha descritto come un esempio di “impulsività reattiva”, che ha raggruppato insieme alla cleptomania e alla piromania.
L’appropriata classificazione di tale sindrome è tutt’ora altamente dibattuta. Alcuni ricercatori hanno associato il disturbo da shopping compulsivo al disturbo di dipendenza da sostanze, mentre altri lo hanno connesso al disturbo ossessivo compulsivo o ai disturbi dell’umore.
Se da un lato non è stato incluso tra i disturbi trattati dal DSM-IV, era stato precedentemente incluso nel DSM-III-R come esempio di disturbo di controllo degli impulsi non altrimenti classificato.
L’età in cui parrebbe manifestarsi per la prima volta il disturbo è la tarda adolescenza o intorno ai vent’anni. Potrebbe essere che tale periodo corrisponda all’uscita di casa del giovane con la conseguente emancipazione dai genitori, nonché l’età in cui per la prima volta si può disporre di proprie finanze da dedicare agli acquisti compulsivi.
Non sono stati ancora realizzati studi longitudinali di tale disturbo, ma la maggioranza delle ricerche condotte da McElroy e collaboratori hanno evidenziato come esso sia tendenzialmente cronico ed abbia un decorso di tipo continuativo.
Evidenze empiriche hanno inoltre dimostrato che le persone affette da shopping compulsivo spesso hanno un trascorso familiare segnato da tale disturbo e nelle loro famiglie possono comparire evidenze di disturbi dell’umore, di abuso di sostanze o di ansia. McElroy e coll. hanno scoperto come, su 18 persone con disturbo da shopping compulsivo, 17 avevano uno o più familiari stretti diagnosticati con depressione maggiore, di cui 11 con disturbo di abuso di sostanze, 3 con disturbo d’ansia ed i rimanenti con disturbo da shopping compulsivo.
Al fine di poter diagnosticare tale disturbo, è utile soffermarsi ad analizzare le abitudini ed i comportamenti di una persona relativamente agli acquisti in generale. Alcune domande che andrebbero poste sono ad esempio “ si sente fortemente preoccupato all’idea di spendere?”, “ ha mai pensato che la sua tendenza a fare compere possa essere eccessiva o incontrollabile?”, “ ha mai fantasticato o meditato per molto tempo su cosa e come comperare diverse tipologie di oggetti, arrivando ad avere anche problemi a livello finanziario causati da spese eccessive?”.
Andrebbero inoltre analizzati eventuali trattamenti psicologici, psicoterapie, ospedalizzazioni o terapie farmacologiche che la persona potrebbe aver assunto in passato.
Diversi strumenti sono stati messi a punto al fine di diagnosticare il disturbo da shopping compulsivo e tra questi degno di nota è il CBS (Compulsive Buying Scale). Esso consiste in sette items ciascuno rappresentate una tipologia specifica di comportamento, motivazione o emozione associati allo shopping compulsivo. Edwards ha sviluppato una scala di 13 items che permettono di distinguere tra le diverse emozioni connesse allo shopping compulsivo.
Molto discussa è stata anche la modalità migliore di trattamento del disturbo da shopping compulsivo, a partire dalla considerazione di un eventuale trattamento farmacologico per arrivare ad un percorso psicoterapico.
Burgard e Mitchell hanno sostenuto l’importanza di impostare un percorso di psicoterapia di gruppo per quei pazienti affetti da shopping compulsivo, dimostrando il mantenimento di evidenti segnali di miglioramento attraverso follow-up dopo 6 mesi dal trattamento.
Al di là della tipologia di percorso impostato al fine di trattare il disturbo da shopping compulsivo, se con farmaci o con psicoterapia individuale o di gruppo, alcuni elementi vanno sempre tenuti in considerazione:
- Il paziente deve riconoscere di avere tale disturbo;
- La presenza di un supporto familiare o della rete amicale della persona deve essere sondata;
- La persona deve essere motivata ad intraprendere tale percorso, spesso lungo e provante.
di Gaia Del Torre