Mamma, non voglio più andare a scuola!

Paura della Scuola

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Molti di noi, adulti e per cui la scuola risulta ormai solo un vago e lontano ricordo, avranno tuttavia memoria di qualche mattina in cui svegliarsi e prepararsi per andare a lezione risultava uno sforzo davvero impegnativo. Le scuse erano delle più svariate: mal di testa, mal di pancia, a volte si riuscivano ad architettare perfino accurate simulazioni di un’influenza o di una febbre particolarmente debilitante. Non sempre però i genitori si facevano convincere e, scettici, alla fine ci spedivano comunque in classe obbligandoci a rispettare il nostro dovere.

La fobia scolastica è un problema che è stato riconosciuto negli anni sessanta, ma soltanto da pochi anni è considerata una delle possibili cause della svogliatezza di un bambino o ragazzo ad andare a scuola. Essa risulta presente qualora il bambino si rifiuti di uscire di casa, mostrando grande ansia e stress al solo pensiero di dover andare a scuola.

E’ un problema in rapida espansione e molto grave, in quanto in grado di creare il terreno fertile per lo svilupparsi di disturbi socio-relazionali che potrebbero compromettere il normale funzionamento dell’individuo nelle diverse fasi evolutive della vita.

Per questo, l’intento del seguente articolo è stato quello di esplorarne le cause, chiarirne i sintomi ed indagarne possibili soluzioni.

Andare a scuola dovrebbe essere un’esperienza piacevole ed eccitante per i bambini. Tuttavia, ad alcuni questo può causare panico e paura.

Nella nostra società la fobia scolare è un problema in rapida espansione, anche a causa delle pressioni sociali e familiari che tendono ad influenzare il percorso educativo dei bambini: da un lato talvolta i genitori tenderebbero ad esigere un rendimento scolastico ottimale e pretendono crescenti profitti e dall’altro le scuole sono sempre più orientate alla valorizzazione di un ideale educativo basato sulla certificazione delle competenze e sulla competizione.

I bambini che crescono in questo contesto sviluppano una tendenza al perfezionismo indotto, un’inflessibilità verso sé stessi che non permette di perdonarsi anche  piccoli insuccessi, strutturando una personalità basata su una forte autocritica che spesso è  legata all’ansia che scaturisce nell’affrontare il percorso scolastico.

Nonostante ciò, il problema legato al terrore di andare a scuola si caratterizza come disturbo soltanto in alcuni soggetti ed in determinati fasi dell’evoluzione del bambino.

E’ più facile riconoscere la fobia scolare nei bambini più piccoli, in cui l’ansia appare più evidente rispetto a quello che accade negli adolescenti, dove il disturbo può essere frainteso come problema di scarsa motivazione o svogliatezza.

L’esordio della sintomatologia solitamente è improvviso, all’inizio dell’anno scolastico, ma possono capitare situazioni in cui durante l’anno si manifesta una ricaduta o un’acutizzazione del problema. Comparse brusche del disturbo possono essere collegate a periodi specifici della vita del bambino, per cui risulta importante valutare quali siano le cause alla base del problema e se esso appare più di natura reattiva, così da riparare attraverso la messa in atto di specifiche soluzioni ed interventi mirati.

I genitori dovrebbero stare all’erta se il loro figlio inizia a lamentarsi spesso di sentirsi malato o a chiedere frequentemente di stare a casa da scuola, quando è evidente che non è malato.

Non avere più voglia di andare a scuola è un disturbo che riguarda l’1,5 % dei ragazzi in età scolare, senza alcuna differenza di genere, e può succedere a tutte le età, pur risultando una tendenza maggiormente diffusa tra i bambini di 5-7 anni e di 11-14 anni, periodi in cui i bambini si devono confrontare con le nuove sfide proposte dalle scuole elementari e medie. Questi bambini potrebbero soffrire del terrore di abbandonare e distaccarsi dalla sicurezza della presenza dei loro genitori e dalla loro casa.

Spesso in questi casi i genitori possono avere difficoltà a far fronte all’ansia mostrata dai loro figli, ma queste paure ed i comportamenti ad esse associati possono essere risolti con successo grazie al supporto di professionisti.

Il rigetto mostrato dal bambino verso la frequentazione regolare dei corsi scolastici non va confuso con l’assenza ingiustificata da scuola, che è invece un comportamento in cui non si presentano ansia o paura e che spesso può risultare associato a comportamenti antisociali ed a mancanza di interesse per il proprio percorso educativo.

Tra i fattori che maggiormente influenzano la tendenza a non voler più andare a scuola si trovano innanzitutto quelli ambientali.

Il rifiuto di andare a scuola spesso inizia in un periodo in cui il bambino ha vissuto con particolare intensità la vicinanza dei genitori a casa, quale ad esempio le vacanze estive o una breve malattia. Potrebbe anche essere consequenziale ad un evento stressante, come ad esempio la morte di una persona cara, il cambio di residenza o di scuola.

Il bambino potrebbe lamentarsi per la presenza di mal di testa, mal di gola o mal di stomaco poco prima di andare a scuola la mattina. I dolori lamentati tenderebbero poi a svanire per riapparire il giorno successivo, giusto prima di prepararsi per andare a lezione.

In altri casi il bambino potrebbe semplicemente rifiutarsi di uscire di casa.

Dato che spesso il panico compare al momento in cui si deve uscire di casa e non mentre si è a scuola, spesso succede che una volta a scuola il bambino sia calmo e tranquillo.

I bambini che manifestano un’ immotivata paura di andare a scuola potrebbero:

  • manifestare un’ampia serie di sintomi somatici ( vertigini, mal di testa, tremori, palpitazioni, dolori al torace, dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, dolori alle spalle o agli arti);
  • avere paura di stare da soli in una stanza;
  • mostrare un comportamento di attaccamento;
  • avere un’eccessiva paura che possa capitare qualcosa di brutto ai propri genitori o a sé stessi;
  • pedinare la mamma o il papà per casa;
  • avere difficoltà ad addormentarsi;
  • il livello di angoscia potrebbe essere elevato fin dalla sera prima per cui si potrebbero fare frequenti incubi;
  • avere un’esagerata paura di animali, mostri e dei ladri;
  • aver paura di star da soli al buio;
  • avere frequenti scatti d’ira se forzati ad andare a scuola.

Questo tipo di comportamenti è particolarmente comune in bambini con Disturbo d’Ansia di Separazione. I possibili effetti a lungo termine ( Disturbo d’Ansia e Disturbo di Panico nell’adulto) sono di grave entità e si possono presentare se il bambino manifesta frequentemente ansia da separazione e non riceve alcun tipo di supporto a livello professionale.

Il bambino inoltre potrebbe sviluppare problemi a livello scolastico o a livello sociale e nel rapporto con la sua famiglia, se la sua ansia lo esclude dal frequentare la scuola con continuità e di conseguenza lo allontana anche dagli amici per un certo periodo. In seguito, da adulto, la persona potrebbe avere difficoltà lavorative ed essere a maggior rischio di compromissione della propria salute mentale.

Il rifiuto di andare a scuola in bambini più grandi o negli adolescenti solitamente risulta essere un disturbo più grave e spesso richiede un intervento più radicale.

Attraverso i comportamenti di evitamento o di fuga dalla scuola, il bambino ottiene una riduzione dell’ansia a cui si associa anche il rinforzo positivo dello stare a casa, insieme a mamma e papà, il che non fa altro che consolidare l’atteggiamento di rifiuto che il bambino ha verso la scuola.

Ciò che quindi risulta maggiormente importante analizzare se si considera questo problema da un punto di vista terapeutico è correggere i fattori che giocano un ruolo centrale nel mantenimento del disturbo.

Se la paura dovesse farsi persistente, i genitori dovrebbero accompagnare il bambino da uno Psicologo che lavorerà con loro al fine di sviluppare un programma di reinserimento del bambino nelle attività scolastiche.

L’importante è sapere e ricordarsi che la paura di andare a scuola ed abbandonare casa può essere trattata e risolta con successo.

Per individuare interventi efficaci per i bambini o adolescenti che presentano i segni di una fobia della scuola si deve considerare approfonditamente il problema e le sue cause.

E’ importante che sia valutata la personalità del bambino, i problemi familiari che possono aver influenzato l’insorgenza del disturbo, l’eventuale presenza di lutti recenti e la possibilità che si sia verificata una condizione scolastica tale da inibire la voglia di frequentare le lezioni con regolarità.

Con un intervento di desensibilizzazione si può far tornare a scuola il bambino senza forzarlo, ma preparandolo gradualmente.

Il rientro a scuola deve essere infatti sempre graduale e programmato insieme agli insegnati ed alla struttura scolastica.

A volte può essere anche richiesto allo stesso tempo un lavoro di aiuto e sostegno alla genitorialità, così da evitare che i genitori agiscano involontariamente da rinforzi delle assenze scolastiche del figlio o della sua paura.

L’obbiettivo principale di qualsiasi intervento in questi casi deve essere far tornare il bambino a scuola, costruendo un fronte comune tra gli operatori  coinvolti nel progetto e la famiglia e favorendo nel bambino l’idea di essere in grado ed avere le potenzialità di attuare un rientro a scuola.

Può essere importante anche sensibilizzare gli insegnanti circa il problema, così da favorire un rientro a scuola maggiormente protetto, anche se il fine è comunque quello di sviluppare nel ragazzo la capacità di adattarsi anche ad ambienti difficili per far sì che si doti delle abilità socio-relazionali che gli saranno utili per tutta la vita.

Si devono stabilire dei momenti di ascolto del bambino, delle sue esigenze e dei suoi progressi.

Infine, dopo aver raggiunto i primi successi, è consigliabile lavorare sul rinforzo dell’autostima del bambino o ragazzo, sia per quanto riguarda le sue relazioni con gli altri e con la propria famiglia, che per quanto concerne il suo rendimento scolastico, favorendo anche il potenziamento delle sue competenze e la sua capacità di gestione dei problemi, così da evitare ricadute in futuro.

di Gaia Del Torre

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