I giovani e il nichilismo: “L’ospite inquietante” di Umberto Galimberti
INCIPIT
“ Un libro sui giovani: perché i giovani, anche se non sempre ne sono consci, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui. “
RECENSIONE ( di SONIA PASQUINELLI)
Umberto Galimberti, filosofo e psicanalista, indaga la condizione giovanile con grande chiarezza espositiva, rintracciando la causa della crisi nell’ “ospite inquietante”, il nichilismo descritto da Nietszche.
È proprio quest’ospite inquietante la linfa mortale delle sofferenze dei giovani, che null’altro fanno se non riflettere “la tristezza diffusa che caratterizza la nostra società contemporanea, percorsa da un sentimento permanente di insicurezza e di precarietà” (Miguel Benasayag, “L’epoca delle passioni tristi”)
Ma come siamo arrivati a tanto? Cosa fa sì che i valori supremi perdano ogni valore? Per rispondere a questa domanda, l’autore ripercorre la storia del nichilismo nelle culture occidentali. Dal pensiero greco, in cui era possibile distinguere tra “le cose di lassù” e “le cose di quaggiù” e appropriarsi di quella stabilità che consentiva di riconoscere il vero e il falso, la corsa disperata allo sviluppo della civiltà e della tecnica hanno destabilizzato l’uomo, scagliandolo in un immenso campo d’indagine in cui sfugge ogni orizzonte di senso. Se per i Greci “nella realizzazione del fine c’era promessa di salvezza e verità”, oggi l’anima dell’uomo è lanciata in un percorso scosceso senza meta, incapace di credere nel proprio potere di comprensione dell’essenza delle cose.
Il futuro, nell’incertezza, non è più percepito come promessa, bensì come una minaccia. E i fondamenti della nostra civiltà sono attaccati alla base, da un sentimento che attacca la motivazione, le iniziative, scioglie le speranze e sgrana la visione ottimistica di un mondo in divenire, la speranza in una storia di progresso permeato di senso.
È questo il meccanismo comune dei mali che manifestano la disgregazione evidente del nostro mondo: una società senza identità, la crisi della famiglia, la caduta delle autorità. L’incapacità di riconoscere nell’altro in individuo degno di rispetto. E, soprattutto, l’incapacità di gioire di sé stessi, senza la necessità di “pacchetti preconfezionati” di divertimento del tipo “droga&discoteca” per riempire un tempo altrimenti vuoto. L’autostima scema, proporzionalmente all’affievolirsi di ogni forza biologica ed emotiva, appiattite dall’indifferenza.
Ecco allora che Galimberti analizza questo analfabetismo emotivo, per giungere a spiegare fenomeni come la pubblicizzazione dell’intimità (di cui i blog costituiscono forse l’esempio più eclatante), la seduzione della droga, la tentazione all’omicidio ed anche più spesso al suicidio, la violenza negli stadi, il senso di angoscia e insensatezza.
Dopo la scomposizione analitica di ciascuno di questi problemi, prende finalmente le mosse la spiegazione di quella che per Galimberti è l’unica strategia di oltrepassamento del nichilismo, almeno per quello che riguarda la condizione giovanile. Una strategia di non facile attuazione per ammissione dell’autore stesso, che inneggia all’espansività e alla pienezza, all’accelerazione dei ritmi vitali, e soprattutto alla sensazione di appartenenza ad una coralità di cui l’utopia giovanile dev’essere la bandiera.
Si tratta di autoesaminarsi con chiarezza e coerenza, rintracciare l’ombra di ogni capacità e possibilità nel mondo, afferrare il futuro e tenerlo stretto nelle proprie mani.
PRESENTAZIONE DEL LIBRO DA PARTE DELL’AUTORE: