Tra fiction e realtà

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Ovvero: come mai le fiction piacciono tanto?

Dr. House, Sex and the City, The Mentalist sono solo alcuni tra i più conosciuti ed acclamati titoli delle fiction degli ultimi tempi. Sempre più frequentemente i nostri network televisivi si prodigano per importare nel nostro paese questa o quella serie che, oltreoceano, ha spopolato.

Ma perché le fiction piacciono così tanto?

Donne succinte e spregiudicate, dottori cinici, sarcastici e sadici, professionisti che millantano poteri al confine con il soprannaturale sono sempre più spesso i personaggi che ci tengono incollati davanti al televisore, spesso portandoci a cancellare appuntamenti mondani.

Sembra quasi che la tendenza che si è andata via via sviluppandosi negli ultimi anni, sia quella di prediligere la fiction (o finzione) al mondo reale in cui viviamo. La quotidiana realtà ci va stretta, ci impone limiti che vorremmo tanto travalicare, norme che ci vanno strette e, allora, la soluzione è trovare un’alternativa.

Tutto sommato questo è quanto accade ai bambini, i quali non conoscono appieno le regole della realtà e, soprattutto nei loro giochi, fuggono nella fantasia, quel magico mondo in cui tutto è possibile: si azzerano i concetti di spazio e di tempo e il gioco diventa molto più emozionante e coinvolgente. Con il passare degli anni, però, comprendiamo come sia necessario adeguarsi a quelle norme che regolano la realtà, che permettono quindi la realizzazione di un luogo e un tempo comunemente condiviso e (anche se spesso a malincuore) accettato –pena l’esclusione dal mondo stesso.

La bambinesca fantasia crescendo viene quindi sostituita con la “fiction”?

In un certo senso la fiction dichiara fin dall’inizio di essere “finta”, ovvero di non corrispondere alla realtà, di trasgredire quindi quelle che sono le regole che la condizionano e determinano. Tuttavia sempre più spesso queste “finzioni” si pongono come copie molto simili della realtà, in cui solo alcune regole sono del tutto stravolte. Dr. House, ad esempio, è un abile professionista, un medico acclamato, allo stesso tempo non si pone scrupoli nello “sperimentare” le sue teorie su pazienti spesso in fin di vita. La finzione crea delle realtà simili, ma molto più appetibili allo spettatore, il quale sempre più spesso viene indotto dalla tentazione di identificarsi con questo o quel personaggio che tutto può. Le donne di Sex & the City non solo sono avvenenti e provocanti, ma anche senza scrupoli: seducono, usano e buttano via. Tutto questo nel mondo reale non sarebbe possibile, dato che un Dr. House sarebbe già stato radiato dall’albo e le donne di Sex & the City certo non godrebbero di una gran fama.

Ciò nonostante restiamo affascinati da queste “serie”, e ne seguiamo pedissequamente ogni puntata, storcendo il naso di fronte alla proposta di una cena con amici che cadrebbe in concomitanza con il settimanale appuntamento.

Oltre al semplice divertimento che questo innovativo sistema di intrattenimento ci offre esistono tuttavia alcuni rischi. Non di rado accade infatti che il già sottile confine esistente tra realtà e fiction (appositamente creato ad arte dagli ideatori delle serie) divenga del tutto impalpabile, dando origine alla confusione tra due mondi, quello reale e quello fantastico, anzi “fittizio”. In questi casi si assiste ad una vera e propria “diffusione” dell’identità che, nei casi più gravi e in soggetti particolarmente predisposti, può sfociare nella franca psicosi, come già fu il caso del chiacchierato “Second Life”.

Demonizzare tali show non ha assolutamente alcun senso (come non lo ha nessuna posizione estrema), tuttavia è necessario tenere bene a mente chi siamo e, soprattutto,  in quale realtà ci muoviamo; avendo chiaro tutto ciò ci sarà possibile “giocare” tranquillamente con le “realtà finte” e trarre da queste il solo aspetto ludico, come del resto eravamo in grado di fare già da bambini.

di Gianluca Franciosi

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