COME FACCIO AD EDUCARE “BENE” I MIEI FIGLI? La nuova frontiera dell’obbedienza intelligente
Dare una buona educazione ai figli significa condurre il bambino fino a dove egli si sente veramente libero; ricorrere alle tipiche frasi “Fallo per farmi un piacere” innesca un circolo vizioso di ricatti che compromette il rapporto col figlio. L’obbedienza intelligente (Daniel Marcelli) chiede ai genitori di cambiare atteggiamento in base all’età dei figli e alle situazioni che vivono.
La questione dell’obbedienza dei figli fa solitamente capolino nella mente dei genitori quando i bambini iniziano a camminare, quindi all’incirca tra il nono mese e il primo anno di vita. Attualmente nella nostra società prevale un trend educativo che predica il permissivismo e l’obbedienza gode di cattiva fama; essa spesso viene confusa con la sottomissione ma non è così che stanno le cose.
…L’obbedienza è una costruzione culturale che chiede sia ai figli che ai genitori di controllarsi: come i bambini infatti anche gli adulti sono preda di vissuti di onnipotenza che devono contenere quando chiedono di obbedire. E’ da questa capacità di trattenersi che nasce l’obbedienza intelligente, basata sul rispetto reciproco e sulla partecipazione attiva; il bambino allora accetta di dare fiducia perché sente che i suoi genitori non vogliono esercitare un potere illimitato su di lui… Daniel Marcelli
Quante volte sarà capitato in questo mondo che un bambino abbia afferrato un coltello o un oggetto pericoloso? Qual è il modo migliore di comportarsi? Semplicemente chiedendogli con calma di restituirlo. Ma questa “tattica” funziona solo quando si permette al proprio figlio di esplorare e toccare tutto quello che non è pericoloso, se avrà la possibilità di sperimentare liberamente di tanto in tanto accetterà anche qualche piccola frustrazione: il bambino nel caso del coltello lo restituirà senza fare troppi capricci, perché sa che normalmente i suoi genitori lo lasciano libero di esplorare il mondo e se questa volta gliel’hanno impedito dovevano avere di certo una buona ragione per farlo. Inoltre nell’ottica dell’obbedienza intelligente la spiegazione del pericolo insito nell’afferrare i coltelli va data dopo che il bambino lo ha posato: in questo modo vengono rispettati i ruoli poiché il bambino obbedisce restando attivo e al genitore viene riconosciuta la propria autorità.
L’obbedienza intelligente chiede ai genitori di modulare di continuo le proprie esigenze in base all’età del bambino, dando quindi prova di flessibilità, anche perché il bambino crescendo comincerà a concedersi qualche piccola trasgressione (come rientrare un po’ più tardi dell’ora fissata, guardare la tv fino a tardi..). Di fronte a tali comportamenti i genitori dovrebbero reagire con benevolenza fingendo di non accorgersene; le piccole disobbedienze aiutano i figli a crescere dimostrando che i genitori non sono onnipotenti e che possono staccarsi da loro senza correre pericoli. Molto spesso capita che i genitori per paura di perdere l’affetto dei propri figli o per lassismo facciano ricorso a sentimenti ed emozioni per farsi obbedire: il famoso “fallo per farmi un piacere”; ma qui non si tratta di fare piaceri bensì di rispettare delle regole che sono incarnate dalla figura del genitore!
Durante l’adolescenza poi i problemi sembrano aumentare perché i bambini stanno crescendo e scoprendo la loro sessualità, nonché stanno verificando la fondatezza dei divieti e mettendo in discussione le regole imposte dai genitori; è necessario continuare a chiedere obbedienza e tenere duro non dimenticandosi mai la negoziazione. L’adolescente ha bisogno di sentire attorno a se un ambiente protettivo ma in contemporanea di sentirsi libero: i genitori danno il coprifuoco a mezzanotte, il ragazzo vuole l’una, il compromesso è mezzanotte e mezzo; se tarda di un quarto d’ora glielo si farà semplicemente notare, se diventano le due del mattino sarà giusto fargli sentire il proprio disappunto ma concedendo comunque una seconda chance, che se sarà mal utilizzata potrà essere seguita da una punizione. L’adolescente rifiuta ogni divieto? Non dimentichiamoci che c’è sempre lo psicologo che può venire in aiuto cercando di capire cosa si cela dietro la mancanza di comunicazione.
Il ruolo degli adulti sembra quindi quello di accompagnare i propri figli fino al momento in cui conquistano la propria sessualità ed entrano così simbolicamente nell’età adulta. E questo passaggio non ammette la sottomissione ma una certa disobbedienza! Sembrerebbe quindi che la “buona educazione” consista nel condurre il bambino fino al punto in cui si sente libero, di obbedire o disobbedire.
di Claudia Negretto
ispirato a “Il est permis d’obeir, l’obeissance n’est pas la soumission” di Daniel Marcelli, neuropsichiatra infantile francese