Come se finisse il mondo
Come se finisse il mondo
Il senso dell’esperienza schizofrenica
Eugenio Borgna
Collana: Universale Economica Saggi
Pagine: 234
Prezzo: Euro 8
In breve
Analisi dello sterminato universo delle psicosi, ma anche e soprattutto una riflessione critica sulla situazione del sistema sanitario internazionale in campo psichiatrico e sulle arbitrarietà teoriche che ne sostengono il funzionamento.
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Il libro
Le psicosi sono le forme più gravi di turba psichiatrica. Proprio intorno a questa forma così inquietante e sfuggente (il cui ventaglio di manifestazioni è vastissimo) si snoda il discorso di Borgna. Oggi è di moda, anche se già si sentono i primi segnali di inversione di rotta, l’interpretazione naturalistica della malattia mentale.Le cause prime andrebbero associate a un malfunzionamento dei centri cerebrali e le cure dovrebbero incentrarsi su terapie chimiche (farmaci) o di tipo affine (elettroshock). Questa impostazione è spesso viziata da motivi tutt’altro che scientifici. L’organizzazione sanitaria del nostro paese come di altri, tra cui gli Stati Uniti, non è in grado di sopportare i costi (anni di psicoterapia) di una psichiatria più umana. Eugenio Borgna, pur dichiarando che l’ausilio di farmaci può essere indispensabile quando si tratta di psicosi e non di nevrosi, difende la necessità di porsi in relazione con il paziente e di “penetrarne” il mondo. Il talento di Borgna consiste appunto nella capacità di penetrare il mondo psicotico tanto nel rapporto con i pazienti dell’Ospedale Maggiore di Novara quanto sulla pagina scritta, dove con l’ausilio delle storie dei suoi malati e dei testi letterari di famosi grandi psicotici, come Antonin Artaud e Gérard de Nerval, riesce a dare voce all’“urlo silenzioso” di questa patologia. Il libro, accessibile a ogni lettore colto, si rivolge ai colleghi psichiatri perché dismettano gli alibi della scienza e si calino umanamente nel loro compito terapeutico.
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Approfondimento
L’importanza della relazione interpersonale e della comunicazione tra lo psichiatra e il suo paziente è al centro di Come se finisse il mondo, libro che prende il titolo da quel profondo, dolorosissimo buco nero che è la psicosi. Le psicosi sono – come è noto – le forme più gravi di turba psichiatrica. Ed è proprio intorno a questa forma così inquietante e sfuggente (il ventaglio delle sue manifestazioni è vastissimo) che si snoda il discorso di Borgna.
Oggi è di moda (ma già si sentono i primi segnali di inversione di rotta) l’interpretazione naturalistica della malattia mentale. Le cause prime andrebbero associate a un malfunzionamento dei centri cerebrali e le cure dovrebbero incentrarsi su terapie chimiche (farmaci) o di tipo affine (elettroshock). Questa impostazione è spesso viziata da motivi tutt’altro che scientifici. L’organizzazione sanitaria del nostro paese (e di altri, compresi gli Stati Uniti) non è in grado di sopportare i costi (anni di psicoterapia) di una psichiatria più umana. Eugenio Borgna non dice apertamente queste cose ma, pur dichiarando che l’ausilio di farmaci può essere indispensabile (ricordiamo che stiamo parlando di psicosi e non di nevrosi), difende la necessità di porsi in relazione con il paziente e di “penetrarne”, per così dire, il mondo. Il talento di questo psichiatra, così schivo nella vita pubblica, è di riuscire appunto a penetrare il mondo psicotico tanto con i suoi pazienti dell’Ospedale Maggiore di Novara quanto sulla pagina scritta, dove accompagnandosi alle storie dei suoi malati e ai testi letterari di famosi grandi psicotici come Antonin Artaud e Gérard de Nerval riesce a dare voce all’”urlo silenzioso” della psicosi. Questo libro, accessibile a ogni lettore colto, è forse il suo più clinico, quello che più degli altri si rivolge ai colleghi psichiatri perché dismettano gli alibi della scienza e si calino umanamente nel loro compito terapeutico. |