Arrabbiato
Franco S. “Avevo detto che ero tranquillo, pensavo di essere tranquillo e mi sforzavo di rimanerci. Poi lei mi ha fatto notare che mancava un bottone sulla mia camicia, sempre a criticarmi. Ho iniziato a pensare molte cose, brutte, ho visto tutto nero e non riuscivo a reprimere quello che mi sembrava come un impulso dall’interno, come un conato. Non ho più resistito e sono esploso. E giuro che era tutto l’opposto di ciò che volevo.”
La rabbia è una delle emozioni più comuni negli esseri umani. Essa si può provare normalmente in diverse situazioni. Per esempio quando ci viene negato un nostro diritto o qualcuno ci manca di rispetto, oppure quando vengono danneggiati dei beni che ci appartengono o quando subiamo un attacco verbale o addirittura fisico. Con i familiari, il partner o gli amici, possiamo sentirci arrabbiati semplicemente perché non ci sentiamo capiti, oppure perché qualcuno non si sta comportando in maniera consona al proprio ruolo.
È importante distinguere tra come sentiamo la rabbia dentro di noi, le modalità con le quali segnaliamo agli altri di essere arrabbiati e le azioni che possiamo mettere in atto quando siamo in preda alla rabbia. Mentre il sentire e riconoscere la propria rabbia corrisponde a una importante funzione di auto monitoraggio delle proprie emozioni d’altra parte il mostrare di essere arrabbiati può avere in alcuni casi un significato comunicativo preciso.
Va sempre tenuto in conto che esprimere la rabbia verso una persona, può, a seconda dell’interlocutore, causare una ferita psicologica oppure suscitare una reazione imprevedibile, magari di contrattacco nei nostri confronti. Nella nostra società essere in grado di gestire la propria rabbia e di incanalarla in direzioni socialmente accettabili è un fattore fondamentale per il benessere psicologico per la qualità delle relazioni interpersonali di ciascuno.
Sia il perdere il controllo della propria rabbia che l’accumularla non esprimendo le proprie esigenze possono essere causa di diversi tipi di sofferenze per se stessi e per gli altri.
L’esperienza corporea e la tendenza all’azione associata alla rabbia includono molteplici sensazioni: tensione, calore, pressione, energia e potenza, urgenza d’espressione, desiderio di “sfogarsi”, gridare, tirare calci, colpire, respingere l’aggressore, distanziarsi o prendere posizione. L’emozione di rabbia può essere molto intensa e può essere ipercontrollata sia perché le regole sociali ne condannano l’espressione, sia per la paura di esserne sopraffatti oppure farsi del male.
La rabbia nasce da una tendenza biologica a difendersi quando si è attaccati o a proteggersi da un intrusione nel proprio territorio. La tendenza all’azione associata alla rabbia comprende modificazioni circolatorie, respiratorie, vocali, muscolari e della mimica facciale che preparano l’individuo a farsi avanti ed attaccare l’intruso. Queste risposte organizzano l’individuo ad agire ma non generano in modo effettivo il comportamento. La risposta comportamentale effettiva deriva da un interazione complessa fra la tendenza all’azione e i processi cognitivi che seguono all’iniziale disposizione all’agire.
L’intensità della tendenza all’azione è variabile, come è variabile la percezione soggettiva di rabbia, che può andare da un senso di irritazione al fastidio, alla rabbia, alla collera e all’ira.